I segreti della Gioconda: il bucolico Ponte Buriano, onorato da Leonardo

Dal Corriere della Sera: Terminato nel 1277, sarebbe parte del paesaggio alle spalle di Monna Lisa. Congiunge le sponde dell'Arno e si specchia su una riserva naturale con gli aironi.

«Un ponte da Arezzo a Parigi», è scritto su un cartello con l’immagine di Monna Lisa. Una frazione del quadro di Leonardo è stata ingrandita per mettere in evidenza un piccolo ponte parte di quel panorama controverso che è alle spalle della Gioconda. Quella struttura sarebbe Ponte Buriano, forma a schiena d’asino e sette archi (più uno interrato) di epoca romanica che spezzano l’Arno nel punto in cui «torce il muso» ad Arezzo (distante pochi km) scegliendo di dirigersi non a Sud, verso Roma, ma a Ovest per sfociare nel Tirreno, dopo essersi lasciato dietro Firenze, Empoli e Pisa. Ponte Buriano è lì dal 1277, capace di resistere alle tempeste e alla forza delle piene. Mostra ancora i suoi solidi rostri a cuspide, necessari per deviare i tronchi trasportati dalla corrente quando l’Arno veniva usato per la fluitazione del legname proveniente dai boschi del Casentino. Per trovare un altro ponte del suo stampo, bisogna andare a Firenze e volgere lo sguardo verso Ponte Vecchio. Eppure Ponte Buriano non gode della fama del cugino fiorentino, nonostante abbia una storia secolare, un suo stile, e ogni giorno svolga il suo servizio, anello di congiunzione tra il Comune di Arezzo e il Val d’Arno aretino (lungo la strada Setteponti). A senso unico alternato, sopra quei sette archi passano decine di ciclisti e di veicoli (anche pesanti) e di recente sono stati eseguiti lavori di restauro e consolidamento.

L’omaggio di Montaigne
Gli storici dell’arte sono divisi sul fatto che Leonardo abbia dipinto proprio quegli archi (e lo avrebbe fatto pure nella Madonna dei Fusi e nella Madonna delle Rocce), nonostante il genio di Vinci si trovasse nell’aretino tra il 1502 e il 1503 per degli studi strategici e sulla bonifica della Val di Chiana. Resta il fatto che Ponte Buriano è un patrimonio importante di questa Italia, citato anche dal filosofo Michel de Montaigne che lo vide nel 1581 e nel suo Giornale di Viaggio lo definì «lunghissimo e bello». Il passaggio di Montaigne viene ricordato da una lapide posta nell’antica locanda (oggi da ristrutturare) dove il letterato si rifocillò. Lì, l’Arno rallenta il suo corso, per dar vita ad una riserva naturale (quella di Ponte Buriano e Penna) che si sviluppa per circa 7 km, fino alla centrale elettrica della Penna di proprietà dell’Enel e creata alla fine degli anni Cinquanta. Fu allora che l’area cambiò il suo antico volto.

Salvato dalle mine
«Furono abbattute alcune case che si trovavano sui lati del ponte, che per fortuna fu risparmiato, senza essere sommerso», dice Gianfranco Casprini, tra i fondatori della Cooperativa di Ricreazione e Cultura (Cric, presieduta da Renato Viscovo) nata per mantenere viva l’identità culturale del ponte e dell’omonimo paese. «Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Ponte ha rischiato di saltare in aria – dice Casprini – Fu minato dai tedeschi e salvato da Gordon Simpson, colonnello del reggimento scozzese Lothians che in seguito ha onorato il ponte donando la sua uniforme di alto ufficiale».

Aironi nella riserva naturale
Chi attraversa Ponte Buriano oggi rimane affascinato dalla tranquillità del luogo. Aironi e uccelli di transito sono parte del paesaggio come pure pescatori, pittori e fotografi. Albe e tramonti tingono l’Arno di rosa e rosso fuoco. Intorno, un canneto, boschi e percorsi naturalistici (ben poco conosciuti e in semi abbandono come il Gerda, Grande Escursione Riva Destra dell’Arno) adatti a chi ama l’avventura.

L’antica battitura e la Spollinata
Il Ponte si anima in estate quando il parco fluviale ospita l’Antica Battitura del grano. Ideata nel 1977 da Mario Lucherini e Alberto Fatucchi per celebrare i 700 anni del Ponte, l’edizione 2018 della battitura è in programma per il 25 e il 26 agosto con la collaborazione del Camae, associazione di collezionisti di vecchie macchine agricole. La manifestazione si svolge l’ultima settimana di agosto, mentre l’inizio dell’estate viene annunciato dalla Spollinata (nell’edizione 2018 in programma per il 24 giugno). «Si tratta di due eventi organizzati dal Cric. La battitura rievoca la cultura contadina del luogo - dice Gianfranco Casprini - La trebbiatrice viene movimentata con una macchina a vapore. Viene eretto il pagliaio. E si cucina pure, un menu contadino a base di crostini, cannelloni al sugo di carne e oca/”ocio” in forno. La Spollinata è invece una gara goliardica tra imbarcazioni con forme e temi di ogni tipo, dalle canoe ai vascelli ai castelli. I team devono scendere l’Arno per circa tre chilometri e affrontare correnti e rapide. Viene premiata l’imbarcazione che per prima giunge a Ponte Buriano e quella più fantasiosa. Capita che alcune zattere affondino prima di raggiungere il traguardo e se ne vedono davvero delle belle».

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